Progetti di trasferimento
Intorno agli anni 1870-80, come abbiamo detto, la situazione del Palazzo era realmente diventata insostenibile, tanto che
si pensò, in un primo tempo, di trasportare tutte le preture nell'"informe fabbricato verso le carceri"; ma poi si
concluse che "un accurato studio ha reso persuaso che per dare a questo stabile una sì vasta destinazione, era
indispensabile sovrapporre un secondo piano a tutta l'area". Anche se, per ragioni di statica oltre che estetiche, tale
decisione non venne subito adottata, vi si arrivò però circa trent'anni dopo. Ma il problema dello spazio non era ancora
risolto. Del Palazzo di Giustizia e della sua sistemazione si continuò a parlare per anni, si fecero e si bocciarono molti
progetti, come quello di trasportare gli uffici nell'area della Zecca - dove intorno al 1880 aveva sede la Corte
d'Assise -, nel palazzo del Senato, in piazza Vetra, ecc., ma non si decise niente di concreto. Discutendo e progettando
si arrivò così al 1932. A questa data, mentre le necessità crescevano e le condizioni degli edifici adibiti
all'amministrazione della giustizia, si facevano ormai precarie, le sedi si erano moltiplicate. Esse erano sparse qua e
là, tra il palazzo di piazza Beccaria, palazzo Clerici, via S. Antonio, piazza Missori, via Montebello, via S. Damiano,
ecc., cosicché gli uffici risultavano smembrati e divisi in modo irrazionale. Il problema era ormai urgente e andava
subito affrontato. L'amministrazione comunale, questa volta, si mise d'impegno, esaminò varie possibilità logistiche,
scartandone alcune, come l'area della caserma Garibaldi del 7° e 8° reggimento di fanteria in piazza S. Ambrogio - troppo
ristretta -; quella del vecchio macello, a poca distanza dalle carceri di via Filangieri - troppo periferica -; e infine
si soffermò sull'area della già citata caserma di S. Prassede, poi denominata Principe Eugenio, in corso di porta
Vittoria. Quest'ultima era in attesa di essere trasportata in una zona nei pressi di Baggio, dove si stava già procedendo
alla costruzione di nuovi edifici. In questo modo l'area di corso di porta Vittoria sarebbe rimasta libera. E la scelta
fu fatta.