La colonna del Verziere
Sullo sfondo del Verziere, verso largo Augusto, si ergeva una colonna di pietra, che portava sulla sommità il Cristo
Redentore, una delle trentacinque colonne stazionali che Milano contava nella seconda metà del Settecento e una delle poche
che si salvò dalla distruzione ordinata nel 1786, per ragioni di viabilità, grazie ad una relazione favorevole del
Pollack.
Era sorta, in ottemperanza alle regole emanate da S. Carlo, per desiderio della Confraternita della Croce di porta Tosa,
che ne chiese l'autorizzazione alla edificazione con una supplica al Senato nel 1604. Essa, in effetti, era già in
costruzione a Baveno nel 1580, ma per i noti contrasti giurisdizionali tra Stato e Chiesa, non aveva potuto essere montata
sul piedistallo, in quanto i lavori erano stati interrotti da un rigido intervento dell'autorità civile.
Nel 1604, il Senato aveva finalmente concesso alla Confraternita la richiesta licenza, ma opponendosi il governatore conte
di Fuentes per ragioni di precedenze, essa fu ribadita soltanto dal successore Ivan Fernandez Velasco.
Dopo altri ritardi dovuti, questa volta, ai lavori per la trabeazione e per la scultura terminale, ai quali diede la sua
collaborazione anche il Richino, la colonna venne innalzata nel 1673. In cima ad essa venne posta la statua di Cristo, che
regge nella sinistra una croce in ferro, realizzata da Giuseppe e Gio. Battista Vismara.
L'opera venne solennemente
inaugurata il 27 agosto 1673 dal cardinale Alfonso Litta, presenti tutte le Compagnie della Croce e tutto il clero
milanese, al gran completo, al cospetto di un folto pubblico, che occupava il Verziere, addobbato sfarzosamente con archi
trionfali, palchi per le autorità e con i balconi delle case parati con preziosi ornamenti, candele e fiori.
La parte del piedistallo della stele, caduta ben presto in degrado, venne restaurata nel 1727, dandole quel carattere di
estremo barocco, che conserva tuttora.
Nel 1860, poi, per deliberazione del Consiglio Comunale, essa fu destinata a ricordare i caduti delle Cinque Giornate e
delle lotte per l'indipendenza, con l'incisione di trecentocinquantotto nomi sulle lapidi in bronzo poste sul basamento.
Al Verziere erano state edificate in tempi antichi due case, degne di essere ricordate.
Una, la casa Lattuada, detta del Ponchielli, al n. 18, dove visse il maestro che, ormai celebre, qui compose, già avanti
d'età, Marion Delorme; l'altra, una casa da nobile, demolita una sessantina di anni fa per ampliare la piazza S. Stefano,
nella quale avevano abitato i Gallerani, che, oriundi di Siena, nel corso dei secoli fino all'estinzione nel secolo
XIX, diedero alla città vescovi, uomini d'armi, cavalieri, magistrati, nonché la bellissima Cecilia, amante di Ludovico il
Moro.